giovedì 19 settembre 2013

I SEI SERMONI - George Storrs 1856

N. B. - Questa è solo la parte iniziale del terzo sermone e potrebbe subire delle modifiche. La traduzione completa del SEI SERMONI sarà acquistabile dal mese di ottobre 2013 sul sito di AZZURRA 7 Editrice

TERZO SERMONE

“Voi scrutate le Scritture, perché pensate di avere per mezzo d’esse vita eterna; e queste sono quelle che rendono testimonianza di me. Eppure non volete venire a me per avere la vita". - Giovanni 5:39,40.


ALCUNI traducono questo versetto “Voi investigate le Scritture” ecc. Ha poca importanza in che modo viene inteso, se come un comando o come qualcosa che dovrebbe essere fatto o una dichiarazione di ciò che era già stato fatto. In qualunque caso, ci viene mostrato l’immenso valore delle Scritture come rivelatrici di vita eterna, e ci viene anche detto che l’obiettivo di questo scrutare è cercare di imparare riguardo alla vita eterna. Ci viene anche mostrato che le Scritture sono il posto dove ricercare quell’inestimabile benedizione. Ogni uomo è costretto a far questo personalmente, senza affidarsi unicamente agli insegnanti umani, come temo facciano molti.

I maestri possono essere brave persone, oneste persone. Potrebbero prefiggersi di condurre gli altri alla verità e salvarli dall’errore, eppure essi non sono che uomini imperfetti che possono sbagliare perché non conoscono le Scritture. (Matt. 22:29) E per di più, è possibile che possano essere cattive persone che hanno in mente ben altri obiettivi che salvare le anime dalla morte. (Giac. 5:20) Ma se non è questo il loro caso e sono sinceri, si deve ricordare che tutti noi abbiamo ricevuto un’istruzione fin dal primo barlume di intelletto e che essa ha necessariamente condotto le nostre menti a una predisposizione verso una particolare dottrina o un modo di interpretare le Scritture. Quel modo può essere giusto o sbagliato. Qualunque esso sia, i nostri stessi insegnanti hanno molto probabilmente le loro opinioni modellate in una certa maniera, e ce le trasmetteranno in quel modo. Quei maestri non possono rendere conto a Dio per noi, ogni uomo è responsabile personalmente davanti a Dio di se stesso.

Quando giungerà il giudizio, non ci sarà di alcun profitto giustificarci dicendo che i nostri maestri ci avevano insegnato in quel modo, o che i corpi ecclesiastici avevano ordinato o stabilito questa credenza o quell’articolo di fede. Saremo respinti con una voce che rintronerà fin dentro i nostri orecchi: “ciascuno renderà conto di se stesso a Dio” “Avevate le Scritture e il comando di esaminarle, se avete errato in falsi insegnamenti a vostra stessa rovina lo avete fatto pur avendo le parole di vita eterna nelle vostre mani, ma affidandone l’interpretazione ad altri, senza quella cura per l’argomento che era vostro dovere  avere, preferendo invece essere assorbiti nelle cose di tutti i giorni”.

Non sarebbero tali parole atroci ai nostri orecchi quando le udremo nel giorno del giudizio? Non dovremmo quindi renderci pienamente conto della veridicità della Scrittura che dice: “Maledetto è l’uomo robusto che confida nell’uomo terreno”? – Ger. 17:5.

Un insegnante potrebbe aiutarci a comprendere le scritture, ma non gli si dovrebbe riporre fiducia al punto da considerarlo una guida infallibile, né gli si dovrebbe mai permettere di decidere autoritariamente per noi il vero significato della parola di Dio. Qualsiasi tentativo in tal senso da parte di un maestro spirituale è una manifesta usurpazione  della prerogativa di Geova e dovremmo sempre resistergli. Facciano i maestri di religione il loro appropriato lavoro, che non è quello di signoreggiare sull’eredità di Dio, ma di essere degli aiutanti e degli esempi per il gregge. (1 Piet. 5:3) Essi non devono stabilire chi è eretico e chi è ortodosso, ma far capire agli uomini i loro peccati, la loro condizione moritura e indirizzarli al Cristo, il Grande Medico mediante il quale si può avere la vita.

Le parole del nostro Signore: “Eppure non volete venire a me per avere la vita”, dimostrano che gli uomini sono soggetti alla morte. L’argomento che andremo a trattare in questi discorsi è di determinare che cos’è la morte: Se è un’esistenza eterna nel peccato e nel tormento o la distruzione dell’essere. La mia posizione corrisponde alla seconda, e mi son sforzato di affermare tale questione con la comune versione della Scrittura[1]; tale versione ha le sue imperfezioni ma è affidabile quanto una qualsiasi delle attuali versioni che sono state realizzate o che lo saranno in questi tempi di lotta fra le moltitudini di sette esistenti. Quanto successo avrà questo mio tentativo, altri lo giudicheranno da se stessi. Nessun uomo può credere a qualcosa senza prove. Alcuni, è vero, non crederanno ad alcuna prova a meno che questa non sia simile a ciò che viene creduto dalla maggioranza delle persone. Ma dovunque essa sia, nessuno deve fare affidamento sulla popolarità di una dottrina per stabilire dov’è la verità. Il nostro stesso Signore fu disprezzato e rigettato dagli uomini.

Nel mio ultimo discorso ho rivolto l’attenzione a obiezioni strettamente collegate alla Bibbia. Ciò che per noi rimane ora da fare è di completare quella disanima, e quindi di portare all’attenzione obiezioni provenienti da altre fonti. Infine sosterrò il mio punto di vista con la testimonianza di un gran numero di scritture conosciute solo in parte.



[1] Storrs si riferisce alla King James Version

venerdì 13 settembre 2013

I SEI SERMONI - George Storrs 1856

N. B. - Questa è solo la parte iniziale del secondo sermone e potrebbe subire delle modifiche. La traduzione completa del SEI SERMONI sarà acquistabile dal mese di ottobre 2013 sul sito di AZZURRA 7 Editrice


IL SECONDO SERMONE

"Positivamente non morirete"
Genesi 3:4

Il nostro Salvatore riferendosi all’originale serpente disse: “il diavolo è un bugiardo e padre della menzogna”. Egli iniziò il suo attacco alla nostra razza dicendo ad Adamo ed Eva che sicuramente non sarebbero morti se avessero disubbidito a Dio. Ebbe successo allora, e ha continuato a giocare sempre la stessa carta in diverse maniere con gli uomini, visto che con essa ha spazzato via il paradiso. Disse a Eva che se essi avessero disubbidito al Dio d’amore, egli non avrebbe potuto cedere al pensiero di strapparli alla vita. Non ha mai dimenticato quel successo. Vero, da allora ha mascherato quella carta, ma è sempre la stessa. Su di essa c’è ancora scritto: “positivamente non morirete”. Ora ne fa uso per insinuare che Dio non ama e non prova compassione per l’uomo, visto che avrebbe stabilito che l’uomo non morirà e sarà tenuto in vita in eterni e indescrivibili tormenti per i peccati commessi sulla terra, per essere consegnato all’inferno teologico nell’aldilà, dove è impossibile per gli sventurati espiare il peccato.

Dato che il dogma “sicuramente non morirete” ha avuto origine dall’originale serpente, non posso allontanare da me la convinzione che la nozione che gli uomini malvagi verranno tenuti eternamente vivi fra i tormenti, e mai morire, abbia avuto origine dalla stessa fonte, dato che appare esserne una copia perfetta. Essa fu inventata per infondere pensieri negativi riguardo a Dio e trattenere gli uomini dal tornare a Lui con pentimento, fede e sicurezza confessando i propri peccati davanti al Dio d’amore. Infine seriamente credo, che questa dottrina ha tenuto più lontano da Dio e condotto all’infedeltà più di qualsiasi altra dottrina che sia mai stata sviluppata. Sono seriamente convinto che per distruggere gli uomini, essa abbia fatto più di tutte le altre dottrine messe insieme.

Da un lato, vi sono molte menti che ora sono influenzate da questa dottrina, difficilmente possono essere considerati veri Cristiani, a malapena fingono di vivere in ubbidienza a Dio tranne quando son presi da una forte commozione. Moltitudini di altri, senza un’appropriata riflessione sui principi della legge di Dio, hanno rigettato la punizione eterna, a causa della natura di ciò che l’ortodossia dice debba essere inflitto. Mentre altri sono vissuti e morti in reale infedeltà, o in ciò che può essere considerata tale, perché non potevano accettare che un Essere che la parola dichiara essere un Dio d’amore possa infliggere una tale punizione pur anche al peggiore e accanito dei suoi nemici.

Ma non vi tratterrò ancora con questa introduzione. Cercherò di mostrarvi che la morte che Dio ha minacciato come salario per il peccato, non è l’immortalità nelle sofferenze, ma un’effettiva e totale privazione della vita. Dico, allora, contrariamente all’originale serpente, che se gli uomini non vengono al Cristo così che possano avere la vita, sicuramente moriranno, senza speranza, senza rimedio.

Lasciatemi ora, brevemente richiamare l’attenzione sulla domanda in questione, e cioè non se l’uomo può essere immortale in eterno, né se lo sarà il giusto, ma se lo sarà il malvagio. È la punizione per i malvagi una interminabile esistenza nel peccato e nella sofferenza? O piuttosto consiste nell’eterna cessazione della vita?


Uso il termine immortale, in questi discorsi, nel suo comune e  accettato significato, secondo il Grimshaw “esente da morte” e secondo il Walker “senza mai morire, senza fine, perpetuo”. Nel suo stretto significato, l’immortalità, quando riferita agli esseri creati, è la continuazione della vita attraverso una indistruttibile organizzazione.

giovedì 12 settembre 2013

I SEI SERMONI - George Storrs 1856

N. B. - Questa è solo la parte iniziale del primo sermone e potrebbe subire delle modifiche. La traduzione completa del SEI SERMONI sarà acquistabile dal mese di ottobre 2013 sul sito di AZZURRA 7 Editrice

                             IL PRIMO SERMONE

"Possiamo sapere qual è questo nuovo insegnamento di cui parli? Poiché  tu rechi alcune  cose strane ai nostri orecchi. Perciò  desideriamo sapere che significano queste cose". – Atti 17:19,20.

PAOLO, l'apostolo, nel predicare il vangelo, arrivò ad Atene, là egli notò un altare dedicato "ALL' IDDIO  SCONOSCIUTO". All'idolatria che vide, il suo spirito si irritò; da quel momento egli discuteva ogni  giorno con quelli che incontrava. Si imbatté in certi filosofi - uomini saggi, senza dubbio - almeno secondo la loro propria estimazione - e alcuni di loro dissero: Cosa vuol dire questo chiacchierone? Altri dissero che sembrava  essere un predicatore di divinità straniere. Senza dubbio pensarono che fosse un eretico dello stampo più oscuro. Eppure sembrarono disposti ad ascoltarlo prima di passare a una sentenza finale su di lui.

Sotto questo aspetto manifestarono una migliore disposizione d'animo di molti dei giorni nostri, che sono così saggi nella loro propria stima, che nessuno può portare un pensiero alla loro attenzione, a meno che non abbia prima ricevuto l'approvazione di qualche dottore in teologia. Non così gli uomini di Atene; per quanto strane fossero le cose che l'Apostolo insegnava, loro erano desiderosi di sapere che cos'era quella nuova dottrina. Non che fosse nuova in se stessa, ma lo era per loro.

Vari errori esistono tra gli uomini riguardo alla verità rivelata. Questi errori dimostrano quanto siamo imperfetti in conoscenza, per causa degli sbagli consegnatici con l'istruzione, della riluttanza della mente a investigare, e della mancanza di coraggio morale di discostarci dalla traccia segnata dagli uomini istruiti, come essi sono ritenuti. E quanti, più verosimilmente, sono stati influenzati nelle loro ricerche dalla paura di essere denunciati come eretici quando sono arrivati a risultati diversi da coloro che sono reputati di saggezza. Ma "se qualcuno fra voi pensa di essere saggio, divenga stolto, affinché divenga saggio" è l'espressione dell'apostolo.

Noi onoriamo Dio profondamente solo se abbiamo i giusti concetti della sua personalità, delle sue norme e dei suoi propositi, e agiamo in armonia  con essi. Se noi crediamo che Dio ricompenserà o punirà gli uomini, diversamente da ciò che dice la sua parola, lo disonoriamo, per quanta sincerità possiamo avere. La verità e l'onore di Dio sono inseparabili e non possiamo glorificare il nostro Padre Celeste con delle credenze errate. Inoltre, la maggior parte dei dichiarati cristiani, se pressati sull'argomento, riescono a dare scarse ragioni di ciò che credono in molti punti, tanta è stata l'istruzione che hanno ricevuto dagli uomini.

È un dovere solenne studiare la bibbia e forgiare le nostre opinioni sulle cose che essa insegna, così noi pensiamo sia necessario fare. In questo saggio, l'adozione dei corretti principi di interpretazione è di primaria importanza. Diversamente, il nostro appellarci alla parola di Dio potrebbe solo servire a confermarci nell'errore.

Le più chiare verità della bibbia sono  state avvolte nelle tenebre dall'asserzione che il linguaggio delle Scritture abbia un significato mistico o segreto che non appare nelle parole scritte. Tale interpretazione è una diffamazione della Bibbia. Quel Libro professa di essere una rivelazione, e il Salvatore dice: "Se qualcuno desidera fare la sua volontà, saprà riguardo all'insegnamento se è da Dio". Il linguaggio della Bibbia perciò dovrebbe essere spiegato come il linguaggio di qualsiasi altro libro, in armonia con il suo significato chiaro e manifesto, a meno che non vi sia una manifesta intenzione di discostarsene. Una stretta aderenza a questo principio è necessaria, se vogliamo essere salvati dagli errori più gravi e vogliamo vedere i figli di Dio in unità. 


domenica 21 luglio 2013

George Storrs - Autobiografia del 1856, tratta dal Six Sermons (I Sei Sermoni)

cenni biografici
o
brevi notizie sull’autore dei sei sermoni.
______________
"George Storrs, di cui tracciamo il seguente profilo, è nato il 13 novembre 1796 a Lebanon, N. Y. Era il più giovane di otto figli. Suo padre, il colonnello Constant Storrs era originario della città di Mansfield (Connecticut) ed era un industrioso meccanico addetto alla riparazione delle ruote dei carri durante la Rivoluzione Americana. Dopo la guerra, Constant Storrs sposò Lucinda Howe, sorellastra del defunto Richard Salter Storrs, per molti anni ministro a Longmeadow nel Massachusetts.
Dopo il loro matrimonio, si trasferirono nel New Hampshire – il paese era a quel tempo selvaggio – e presero a dimorare a Lebanon, presso il fiume Connecticut. Grazie all’operosità e al risparmio divenne ciò che noi oggi chiameremmo un agricoltore benestante. Dalla loro unione nacquero otto figli, sette maschi e una femmina. La madre di quei bambini era sempre vigile riguardo alla loro educazione religiosa, mentre il padre era più occupato a provvedere al loro benessere materiale. La madre radunava immancabilmente i suoi figli attorno a lei, specialmente la domenica, per insegnare loro le cose riguardanti Dio e il nostro salvatore Gesù Cristo. Non era disposta a lasciare l’educazione religiosa dei suoi figli a un ministro, o a qualunque altra persona, che rispetto a una madre, sarebbe stato meno interessato al loro benessere spirituale.
Le religioni congregazionalista e calvinista, sono state praticamente le sole praticate a Lebanon per molti anni. Pochissime persone di altre religioni predicavano in quel luogo. La forte tendenza al fatalismo, tipica del calvinismo predicato in quel tempo, era un argomento che la madre di quei bambini non mancava di trattare e combattere con vigore per impedire che entrasse nella mente della sua progenie; cercava incessantemente di inculcargli che se avessero cercato Dio egli si sarebbe fatto trovare. Quel devoto insegnamento non è andato perduto.
Benché, tutti i figli crescessero fino alla maturità, quattro di loro morirono prima del padre; sei sono andati nella tomba prima della madre; e solo due sopravvissero a lei.
Fin da bambino la mente di George era spesso profondamente interessata alle cose di religione. Molti impazienti desideri riempivano il suo cuore in merito al fatto che dovesse essere un cristiano. La madre gli insegnò presto a fargli conoscere “il Padre nostro che è nei cieli” e a indirizzarlo al “nostro salvatore Gesù Cristo”. La religione vissuta, comunque, rimase un mistero per la sua mente, e ciò sebbene cercasse ansiosamente di comprenderla e facesse spesso delle preghiere in privato. Una volta sentì dal pulpito che un uomo che aveva maledetto e spergiurato sarebbe stato più probabilmente, addirittura molto più probabilmente convertito di uno che andava nel segreto a pregare per la salvezza da Dio. Questo insegnamento rattristò molto George, che sebbene tremasse alla sola idea di bestemmiare, concluse che era maggiormente senza speranza di altri ragazzi che conosceva come profani. Questa idea comunque fu combattuta dalla vigilante istruzione della madre. Fu una fortuna per lui avere una tale madre. Tuttavia, dall’educazione che aveva ricevuto da lei, spesso pensava e sentiva che non sarebbe mai pervenuto a una conoscenza salvifica di Dio e del suo Cristo. Le dolci e tenere preghiere che come melodie sgorgavano dalla madre quando stringeva a sé George mentre lo raccomandava a Dio tramite Gesù, gli facevano dimenticare quelle inquietudini e non lo facevano preoccupare del falso insegnamento di semplici teologi. Quei momenti dicevano al suo cuore “non dimenticarti di questo ricordo”.
La predicazione dei tormenti dell’inferno non ebbe mai il sopravvento sul suo cuore sebbene quella dottrina lo riempisse di terrore verso Dio ed era più idonea a farlo allontanare piuttosto che a farlo avvicinare a Lui. Dai quindici ai diciassette anni d’età ci fu il periodo più sconsiderato della sua vita. Nessuno degli orrori dell’inferno che venivano predicati ebbero la possibilità di guadagnarlo al servizio di Dio, ma alla fine dell’ultimo periodo menzionato, in meditazione, da solo, allontanatosi da tutte le agitazioni, fu così toccato dalla bontà di Dio nei suoi confronti, che decise che da quel momento in poi sarebbe andato alla ricerca del Signore finché lo avrebbe trovato. Poteva anche non pregare per nient’altro, ma era determinato a pregare ogni giorno Dio che gli facesse comprendere il suo bisogno di un salvatore, che in teoria comprendeva, ma nella pratica no. Avendo preso la sua decisione, perseguì silenziosamente e da solo il suo proposito finché la luce gradualmente illuminò la sua mente e fu indotto a sottomettersi a Gesù, a giungere a Dio per mezzo di lui, e a cercare la sua misericordia. Passarono mesi senza che alcun mortale, eccetto lui stesso, sapesse delle preoccupazioni della sua mente. Non confidò il travaglio che stava affrontando nemmeno a sua madre. Colse comunque l’occasione di ascoltare tutte quelle persone che sembravano disposte a parlare di argomenti spirituali; spesso il suo cuore fu incoraggiato da quelle conversazioni sebbene non vi partecipasse attivamente e lo facesse all’insaputa degli altri. Questo stato di cose continuò per un anno o più.
Fu durante quel periodo che la sua unica sorella morì. Dopo la morte di lei, l’ansia di essere in uno stato di riconciliazione con Dio crebbe. Continuò a tenere tutte le sue preoccupazioni serbate nel cuore finché in un’occasione che la madre era confinata a letto a causa di una febbre, si rivolse a lei con alcune domande indirette che riguardavano Dio e Cristo, dopodiché si appartò e venne sopraffatto da un senso di amore per Dio. Eppure vagava ancora in ricerca di risposte, talvolta credendo e talvolta dubitando. Dopo mesi passati in quella maniera, un giorno espresse a sua madre il desiderio di andare a sentire un uomo che aveva sempre fatto delle prediche su Gesù in modo amabile. Sua madre gli chiese: “George, tu pensi di essere un cristiano?” Storrs capì dallo sguardo inquieto di quella donna che la domanda proveniva dal profondo del cuore di una madre. Era una domanda così inaspettata che esitò a rispondere; ma dopo un po’ le disse che era molto interessato all’argomento. Sua madre gli rispose: “Era da molto che lo pensavo”. Questa affermazione era tanto inaspettata quanto la domanda, perché non aveva mai sospettato che qualcun altro pensasse di lui così seriamente.
Da quella volta, lui e sua madre ebbero frequenti conversazioni, lei pregò spesso con lui e per lui, dimostrandosi davvero una madre in più di un senso. Storrs non ha mai smesso di benedire Dio per quella madre.
Come risultato di un revival religioso di quel periodo, all’età di 19 anni, lui e circa altri venti ragazzi della stessa età si unirono alla Chiesa Congregazionalista. Tre anni dopo si sposò felicemente con una donna di analoga fede in Cristo. Passarono due anni e la moglie fu costretta a letto da una malattia che le procurava una tale sofferenza che nessuno poteva comprendere eccetto coloro che erano testimoni della scena. Furono quattro anni e mezzo di lunga malattia, sofferenza e tormento che durarono finché non sopraggiunse la sua morte. Morì il più trionfalmente possibile, sebbene con grande dolore. Suo marito era a fianco del suo letto e le chiuse gli occhi quando la sua resistenza alla morte cessò.
Già prima della morte della moglie, Storrs sviluppò nella sua mente la convinzione che Dio lo aveva chiamato a predicare il vangelo di Cristo. Egli esercitò i suoi doni nella preghiera e in assemblee pubbliche della chiesa per anni. Spesso fece la riflessione che dovesse in qualche modo proclamare il Cristo più pubblicamente diventando un ministro.
Durante il periodo della malattia di sua moglie, fu indotto ad ascoltare per la prima volta da quando aveva cominciato a interessarsi di cose di religione, una predica di un ministro metodista. Invitò a casa sua quel ministro insieme a un altro della medesima denominazione. Le loro visite divennero una fonte di conforto per lui e la moglie. Da allora in poi c’è sempre stato affetto e stima tra lui e i metodisti e al tempo della morte di sua moglie aderì a quella chiesa, cominciando immediatamente la sua opera di ministro del vangelo. Si unì alla Comunità Metodista Itinerante nel 1825 all’età di ventinove anni. Quello stesso anno si risposò con una figlia del colonnello Thomas Waterman di Lebanon N.Y. Suo suocero era stato il primo bambino nato a Lebanon e alla fine di una lunga vita era una delle persone più importanti di quella città e altamente stimato da tutti.
Storrs viaggiò e predicò fra i metodisti fino al 1836, quando divenne un predicatore locale pur continuando a viaggiare più estensivamente di prima. Per tre anni spese la maggior parte del suo tempo tenendo discorsi e predicando sul soggetto della schiavitù in un tempo che metteva alla prova le anime degli uomini, e con quasi l’intera Chiesa Metodista Episcopale ostile ad agitazioni sull’argomento. Quell’ostilità si manifestò specialmente da parte dei vescovi, che con ogni mezzo possibile tentarono di impedire qualsiasi discussione sull’argomento. Quell’opposizione convinse Storrs che la responsabilità individuale era davvero la causa di cui occuparsi, e non poteva permettere di lasciare la sua responsabilità nelle mani dei vescovi, né ad alcun gruppo di uomini, per quanto buoni potessero essere. Senza addentrarci nei dettagli che condussero a tale risultato, egli si separò completamente da quella chiesa nel 1840, dopo un’unione durata sedici anni.
A questo punto è opportuno ricordare che Storrs non è mai stato accusato di immoralità o condotta disordinata durante tutti gli anni che è stato associato con la chiesa congregazionalista o con quella metodista. E nel tagliare il suo legame con loro non fu spinto dall’ostilità ma dalla profonda convinzione che la sua responsabilità era solo verso Dio.
Nel 1837 – tre anni prima della sua separazione dalla Chiesa Metodista Episcopale – la sua mente fu incuriosita da una considerazione sul soggetto del destino finale dei malvagi come esseri viventi, che contemplava una completa estinzione dell’essere e non una infinita conservazione nel peccato e nella sofferenza. Era un piccolo anonimo opuscolo scritto, come apprese in seguito, da Henry Grew di Philadelphia. Lo lesse con calma durante l’ora di viaggio in treno tra Boston e New York. Fu strano per lui accorgersi che si potesse sostenere con argomentazioni così plausibili e scritturali una dottrina che lui aveva sempre guardato come non degna di seria considerazione; non aveva mai dubitato che l’uomo avesse un’anima immortale. Un treno pieno di pensieri si mise in movimento nella sua mente, ma procedette con grande cautela nell’esaminare l’argomento e nel parlarne con altri. Esaminò le Scritture accuratamente e cercò ogni opportunità per avere informazioni in particolare dai ministri. Mentre proseguiva la sua indagine, e cercava di trovare i più forti argomenti contro quella che per lui era qualcosa di nuovo, la sua mente fu infine condotta alla piena convinzione della sua veracità e base scritturale. Dopo diversi anni di investigazione, conversazioni, e corrispondenza con alcuni dei più eminenti ministri e guardando a Dio per avere la giusta direzione, si convinse pienamente che l’uomo non ha alcuna immortalità fin dalla sua creazione o nascita; e che “Dio distruggerà tutti i malvagi” – li sterminerà completamente.
Mise in conto il costo prima di giungere a tale conclusione. Era in un’alta posizione nella denominazione a cui era associato, ed era grandemente amato dai ministri della Conferenza con cui aveva trascorso così tanti anni. Quella Conferenza gli aveva sempre manifestato la più gratificante fiducia e stima. Sebbene prima di questo periodo in esame avesse svolto la funzione di “predicatore locale”, egli godeva ancora di grandissima considerazione negli affetti di quei ministri, ed egli stesso fu sempre felice di godere della loro associazione.
Prendere una posizione che quindi lo avrebbe staccato da loro e separato dalla relazione che c’era stata per così tanto tempo, con la certezza che da allora in poi sarebbe stato escluso dai loro pulpiti, se non addirittura dalla loro considerazione, fu una prova per la sua mente che poteva essere affrontata solo con una profonda conoscenza della verità di quell’intendimento che ora sentiva essere chiamato a sostenere e difendere. Facendo affidamento unicamente su Dio, scelse di seguire la sua convinzione della verità rispetto a qualsiasi altra considerazione; prese la sua posizione in difesa della dottrina che non vi è immortalità lontano dal Cristo, e che perciò i malvagi saranno consumati -  distrutti – cesseranno di vivere – non saranno più – “diverranno come se non fossero mai stati”.
Scrisse tre lettere a un preminente e capace ministro della Chiesa Metodista Episcopale, con cui era stato in intima amicizia. In risposta, egli ammise di non saper rispondere agli argomenti di Storrs, e neanche provò a farlo. Al contrario, dopo alcuni mesi, lo volle incontrare, ed esaminando l’argomento insieme, suggerì a Storrs di pubblicare le tre lettere che gli aveva indirizzato, ma con la cortesia di non far comparire il suo nome. Di conseguenza, nella primavera del 1841, quattro anni dopo che la sua attenzione fu richiamata sull’argomento, duemila copie delle “Tre Lettere” furono fatte pubblicare mediante delle stamperie e distribuite. Questo non fu fatto senza prendere in considerazione le conseguenze a cui sarebbe andato incontro.
In quel periodo risiedeva a Montpelier, Vt., e pensava che probabilmente non sarebbe mai più stato chiamato a fare dei sermoni in alcun luogo, a meno che non l’avesse fatto per proprio conto e vicino alla sua residenza di allora. Contrariamente a quanto si aspettasse, qualche tempo dopo fu chiamato a visitare Albany, N. Y., cosa che fece; e dopo avervi predicato per tre domeniche, decise di trasferire nuovamente la sua famiglia in quel posto nell’agosto del 1841. Lì servì come ministro in una piccola congregazione, i cui componenti si riunivano insieme sulla base del principio di “accogliersi gli uni gli altri, come anche il Cristo li aveva accolti”. La Bibbia era l’unico credo – il carattere cristiano l’unica professione di fede. Per otto mesi predicò in quel luogo senza soffermarsi distintamente sulle sue nuove vedute della dottrina cristiana, sebbene avesse detto loro francamente quali erano le sue idee e facesse circolare fra loro le “Tre Lettere” precedentemente pubblicate.
A quel punto capì di dover richiamare  più pienamente e distintamente l’attenzione sull’argomento, e decise di farlo. Questo diede origine a quello che fin da allora è stato chiamato “Sei Sermoni” e la cui storia speciale ora racconteremo.
All’inizio della primavera del 1842 decise di fare un sermone che avrebbe incluso tutto quello che poteva essere desiderabile da presentare in relazione a esso. La data fu fissata una settimana prima del discorso e furono predisposti annunci pubblici sui giornali locali. Il lunedì di quella settimana entrò nel suo studio, e lì vi spese un’intera settimana di investigazione, meditazione e preghiera. In questo modo fu preparato il “Primo Discorso”. Non aveva mai avuto una più profonda e dolce sensazione della presenza divina, della sua benedizione e della consapevolezza di essere impegnato in un’opera gradevole dal punto di vista di Dio; poteva dubitare di qualsiasi parte della sua esperienza cristiana piuttosto che di quella.
Prima che quella settimana di preparazione finisse scoprì che sarebbero stati necessari almeno due discorsi per presentare l’argomento nella luce appropriata. Venne il tempo di fare il primo discorso: era domenica sera, e per la prima volta da quando svolgeva il suo ministero in quel luogo la casa era piena.
Informò la congregazione che poiché l’argomento trattato sarebbe stato insolito e poteva essere travisato in ciò che veniva detto, aveva deciso di fare quello che non aveva mai fatto prima – cioè leggere fedelmente tutto quello che doveva dire. Alla fine annunciò che avrebbe predicato un altro sermone sullo stesso argomento la sera del successivo giorno del Signore. La sua seconda settimana fu spesa nel suo studio alla stessa maniera che per il primo; e così fu preparato il “Secondo Discorso”; ma constatò che ce ne voleva un terzo; e così proseguì l’intera faccenda finché infine preparò e predicò il “Sesto Discorso”; e la storia della prima settimana dedicata allo studio è la storia delle sei settimane, ognuna delle quali fu spesa alla stessa maniera della prima. Tutto questo senza fare alcun riferimento a qualsiasi pubblicazione. Dopo aver finito di tenere i discorsi, diverse persone che li avevano sentiti espressero il desiderio che fossero pubblicati. Di conseguenza Storrs impiegò diverse settimane in più per preparare una seconda bozza, per fare una revisione, e per predisporli per la stampa, finché furono stampati a maggio o giugno.
Questa è l’origine del suo “Sei Sermoni”, come sono ora chiamati. E non ha mai dubitato, da quel giorno fino a oggi, che era volontà di Dio che accadesse. I suoi oppositori quindi non si dovrebbero aspettare che egli tremi facilmente, qualunque reazione pensassero di intraprendere, né dovrebbero pensare che gli intenti “stiano facendo molto poco progresso”. Essi hanno fatto diecimila volte più progresso di quanto Storrs si aspettasse durante la sua vita. Un breve racconto di quel progresso non sarebbe irrilevante.
Poche settimane dopo la prima pubblicazione del “Sei Sermoni”, Storrs fu visitato da un uomo che predicava le vedute del signor William Miller sul secondo avvento. Gli concesse l’uso della “Casa della Preghiera” affinché esponesse quelle vedute. Quando l’attenzione divenne profonda e l’argomento di notevole importanza, se vero, fu consentito che potesse ripetere la sua serie di discorsi nel loro luogo di adorazione. Storrs divenne parzialmente convinto della correttezza delle idee sostenute da quel predicatore e sollecitò i servizi religiosi dell’ormai defunto Charles Fitch, in passato un ministro congregazionalista che aveva abbracciato le idee di Miller, affinché visitasse Albany per predicare alle persone interessate sull’argomento. Di conseguenza in quel luogo fu allestita una tenda per gli incontri e in migliaia vennero per udire quel santo uomo di Dio, il signor Fitch, che lavorò incessantemente e con grande vigore nel predicare la venuta del Signore. Durante il ministero di Fitch in quel luogo, Storrs si convinse pienamente che la dottrina era vera. Sotto questo effetto, lasciò il suo ministero fisso ad Albany per viaggiare e predicare; e per i successivi tre mesi, nell’autunno del 1842, predicò a molte migliaia di persone in relazione alla venuta del Signore. In questo modo, senza averla ricercata, la provvidenza di Dio gli diede una certa influenza su una moltitudine di menti, sia di ministri che di laici. Egli comunque si astenne dall’introdurre le sue vedute peculiari apertamente durante il suo ministero pubblico. Non desiderava farlo. Ma come fu noto che egli aveva quelle vedute, veniva regolarmente interrogato da persone indagatrici, sia ministri che semplici cristiani, a cui egli francamente ribadiva la sua credenza che “Dio distruggerà tutti i malvagi”. Il Sei Sermoni era richiesto e letto, e la verità sull’argomento si diffondeva pubblicamente, mentre egli si manteneva silenzioso.
Dopo un po’ di tempo l’organo di stampa ufficiale delle vedute del signor Miller, “The Signs of the Time”, pubblicato a Boston, Mass., si scagliò rudemente contro un ministro che sentiva suo dovere predicare il tipo di fine che avrebbero fatto i malvagi alla stessa maniera di come si sentiva di predicare la venuta del Signore. Quel giornale diverse volte pubblicò commenti che criticavano quel ministro; poiché aveva le medesime opinioni di quell’uomo, Storrs si sentì costretto a non restare in silenzio e a intervenire per non lasciarlo solo. Di conseguenza, nel dicembre del 1842, spinto dalla profonda convinzione che Dio lo aveva chiamato a tale compito, fece una revisione del Sei Sermoni e pubblicò un’edizione di cinquemila copie in formato giornale nella città di New York, dov’era per predicare, e le fece distribuire attraverso gli Stati Uniti a sue proprie spese. Poche settimane dopo fece un’altra revisione e pubblicò ulteriori diecimila copie e le distribuì nella medesima maniera. Così il seme fu sparso e germogliava in tutte le direzioni.
Nella primavera del 1843, fu invitato a Philadelphia per fare una predica sull’avvento, e migliaia accorsero per ascoltarlo. A quel punto era ben noto a tutti i presenti quali fossero le sue opinioni riguardo alla fine dei malvagi e c’era un’evidente desiderio di sentire qualcosa su quell’argomento. Al contrario, invece di predicare su quel soggetto, aveva pronto il Sei Sermoni stereotipato in formato in-quarto stampato in duemila copie che furono distribuite tra la congregazione a cui stava allora predicando; e ci sono pochi dubbi sul fatto che la maggioranza di coloro che lo lesse fu o convinta della verità o persuasa a rimuovere i pregiudizi al punto da non provare più sentimenti di opposizione. 
Nell’autunno del 1843 andò a Cincinnati, nell’Ohio, e vi trascorse diversi mesi. Anche lì nell’Indiana, circa cinque o seimila copie dei Sermoni furono distribuite; e sappiamo che anche in quella regione il seme mise radice.
E giusto e appropriato a questo punto precisare che il signor Miller si oppose continuamente alle vedute di Storrs sulla questione dell’immortalità.
Le idee sostenute nel Sei Sermoni, nell’inverno del 1843-4, si radicarono fortemente in molte menti e nel gennaio del 1844 Charles Fitch, di cui abbiamo parlato precedentemente, scrisse una lettera a Storrs che iniziava come segue:
“Cleveland, Ohio, 25 gennaio 1844.
Caro fratello Storrs: - per quanto a lungo abbiate combattuto da solo la battaglia del Signore sul soggetto della condizione dei morti e del destino finale dei malvagi, vi scrivo ora questa lettera per dirvi che infine, dopo molta meditazione e preghiera, e con piena convinzione del dovere che abbiamo nei confronti di Dio, sono pronto a prendere la mia posizione al vostro fianco”.
Dopodiché affermò la sua “completa conversione” alle idee in questione. Questa lettera fu davvero gradita a Storrs. Il signor Fitch era un amabile ed efficace predicatore e aveva un notevole ascendente sugli altri. La lettera fu un terribile colpo agli oppositori della dottrina del Sei Sermoni che operavano in mezzo agli avventisti. A maggio dello stesso anno Fitch scrisse ancora a Storrs e iniziò dicendo:
Ho ricevuto una lunga lettera dal fratello Litch in relazione allo stato dei morti, la sorte dei malvagi, ecc. Sarei stato molto lieto di essere in grado di accontentare lui e tutti i cari fratelli che condividono le sue idee, perché li amo tutti, e potrei anche rallegrarmi nel rinunciare a qualsiasi cosa, tranne che alla verità, pur di essere in grado di armonizzare con loro le mie vedute. Ma c’è un amico che mi ha comprato col suo sangue, e provo molto più diletto nel far piacere a lui piuttosto che a tutto il resto del mondo. Non avevo mai predicato le mie attuali idee riguardo allo stato dei morti e la distruzione dei malvagi, finché mi sono pienamente convinto che non potevo più trattenerle senza recare dispiacere al mio benedetto Signore e Maestro”.
Scrisse ancora un’altra lettera nel mese di luglio del 1844, provvedendo un resoconto particolareggiato delle sue “prime impressioni” – “il corso della persuasione” e la sua “conversione” a queste idee. Con questa fede Fitch visse e operò alcuni mesi; ma le sue abbondanti fatiche lo portarono a una malattia, e nell’ottobre del 1844 si addormentò nel Signore Gesù, con la gloriosa speranza di essere presto svegliato dalla voce del figlio di Dio.
Grossomodo nello stesso periodo di Charles Fitch, molti altri ministri in varie parti del paese accettarono le stesse vedute, e il loro numero è costantemente cresciuto fino ad adesso.
Nel 1853 i Sei Sermoni furono pubblicati in Inghilterra e diffusi in varie parti di quella nazione, e devono avere attirato un po’ di attenzione, se sono vere le cose che hanno riferito diversi scrittori di quel luogo da ambo le parti in questione. Circa nello stesso periodo il dott. Lees della città di Leeds preparò il terreno in Inghilterra contro la dottrina del tormento eterno e l’immortalità innata dell’uomo, mentre il signor Dobney, un ministro battista inglese, pubblicò la sua eccellente opera sulla “Punizione Futura” che è stata ripubblicata anche qua in America ed è stato uno strumento per condurre molti alla verità. Il signor White, un ministro congregazionalista, ha pubblicato il suo “Vita in Cristo”, prendendo le stesse posizioni del signor Dobney. Diversi altri ministri in Inghilterra sono dalla stessa parte, e fra coloro che la favoriscono vi sono l’arcivescovo Whately, William Glenn Moncrieff da poco tempo diventato ministro della Chiesa Congregazionalista in Scozia, e per ultimo ma non meno importante nell’opera, J, Panton Ham ministro congregazionalista a Bristol, in Inghilterra. L’opera si sta chiaramente diffondendo sull’altra sponda dell’Atlantico.
Ma ritorniamo alla nostra nazione. Queste verità si stanno diffondendo in tutti gli Stati dell’ovest, sia ministri che laici le stanno facendo proprie, e i peccatori sono convertiti grazie alla loro influenza, cosa che non poteva essere raggiunta con la vecchia orribile dottrina che dice “positivamente non morirete”, “sarete tenuti in vita eternamente e tormentati”.  Nello stato del Nord Carolina il dottor Lee e l’anziano Pritchard, entrambi ministri battisti, stanno battagliando a favore della verità su questi argomenti. In quel luogo il dottor Lee ha diffuso diverse centinaia di copie del Sei Sermoni.
Il dottor Pope, nello stato del Missouri, non è rimasto in ozio, ma ha fatto circolare molte copie del Sei Sermoni e altre opere. Più recentemente un numero di ministri in vari luoghi, ha sposato la causa della Vita e dell’Immortalità solo per mezzo del Cristo; e il conflitto sta costantemente diventando sempre più caldo.
Per quanto riguarda le idee contenute nel Sei Sermoni, come ora rivisto e di molto ampliato, il signor Storrs è l’unico responsabile, e ciò in armonia col fatto che ha sempre rifiutato di permettere ad alcun uomo o gruppi di uomini, di prendersi responsabilità al posto suo per le sue vedute. Non è mai stata sua intenzione, né lo è tuttora, fondare una setta; egli ha sempre rifiutato di essere etichettato come appartenente a una chiesa di qualsiasi corpo di uomini. Comunque non fa delle sue vedute di responsabilità individuale un modello per le azioni degli altri; egli desidera che tutti agiscano in armonia con le loro convinzioni di ciò che è la verità e il dovere, in quanto responsabili verso Dio.
A questo punto potrebbe essere appropriato dire che ha svolto la sua opera dimorando nella città di Philadelphia fra il novembre del 1844 e l’aprile del 1852, impiegando praticamente tutto il suo tempo in mezzo alle persone di quella città, ma senza cercare, o permettere ad altri, di istituire un’organizzazione come fanno tutte le altre sette. Ha creduto che l’amore è il solo vincolo d’unione e che quando questo amore non riesce a tenere unite delle persone, è meglio che esse si separino. Durante gli ultimi due o tre anni della sua residenza a Philadelphia è stato chiamato più volte a visitare diversi luoghi della nazione, e così ha deciso di trasferirsi ancora a New York, in quanto è in una posizione più ideale per visitare altri luoghi.
Nel 1843 fece uscire a sue proprie spese il “BIBLE EXAMINER”, una rivista che è stata pubblicata saltuariamente fino al 1847 quando divenne una rivista regolare su base mensile, stampata in formato in-quarto. Nel 1848 il formato fu cambiato in super-royal di sedici pagine, e la rivista continuò a uscire mensilmente fino al 1854, quando divenne un quindicinale. Il suo obiettivo è espresso dal motto: “Nessuna Immortalità o Vita Eterna eccetto che per mezzo di Gesù Cristo”. Nel 1852-3 in aggiunta alla pubblicazione del Bible Examiner, Storrs ha percorso migliaia di miglia a est e ovest predicando a molte persone sul “Tema della Vita”. Da quando il Bible Examiner viene pubblicato due volte al mese, l’attività di Storrs è praticamente tutta concentrata sulla stesura della rivista mentre la predicazione è ristretta alla sola New York e alle vicinanze. In tali condizioni, si risolse di rivedere e ampliare il “Sei Sermoni”. Mentre era incerto se tentare di pubblicare il libro nel formato riveduto, le lastre del Sei Sermoni in formato in-quarto andarono distrutte in un incendio. A quel punto decise di procedere nella maniera che aveva pensato e che ha condotto a far pubblicare il libro nel formato e nella revisione che il lettore può ora leggere.
Una descrizione frenologica di George Storrs del 1849 può concludere questo resoconto dell’autore del Sei Sermoni. In quell’articolo si scriveva di lui quanto segue:
“La costituzione fisica e mentale è buona; ha considerevole vigore e forza  di carattere e d’animo, risolutezza e perseveranza. Non si fa influenzare dagli altri, ma è disponibile a cambiare idea; non sarà indotto dalla forza, ma può essere persuaso. È per natura fiducioso, ma l’esperienza può avere considerevolmente corretto questa sua predisposizione a credere, a mostrare fiducia, o a dare credito. È un uomo di larghe vedute, di sentimenti liberali, di disposizione benevola. Il suo obiettivo è la verità, e per essa egli combatte, non importa con quale sacrificio. Tiene innanzitutto conto del dovere, poi del vantaggio; preferirebbe stare immediatamente da solo ma con la verità, piuttosto che andare con la moltitudine delle persone ed essere nell’errore; eppure non è dogmatico nel sostenere ciò che egli concepisce essere la verità, è invece persuasivo, conciliante e argomentativo. È un amico caloroso, un buon compagno, un eccellente consigliere.
Osserva le cose da un punto vista globale, esamina entrambi i lati di tutte le questioni di un aspetto scritturale, e decide conformemente al peso dell’evidenza. Mentre difende senza scendere a compromessi ciò che egli considera essere la verità, contrariamente a ciò che è accaduto in quest’epoca e in quelle passate, non si erge a giudice dei suoi oppositori, ma li lascia nelle mani di Dio, a cui devono render conto, e grazie al quale essi stanno in piedi o vengono fatti cadere”.



lunedì 13 maggio 2013

1876-1879 - C. T Russell il predicatore 2


Durante il periodo che va dall'autunno del 1876 alla primavera del 1879 il gruppo di studio di Russell si unì a quello più grande di Barbour e insieme svolsero un’intensa campagna di evangelizzazione. Quello che segue è uno stralcio tratto dalle pagine 94-95 del libro “Nelson Barbour: The Millennium’s Forgotten Prophet” (Nelson Barbour: Il profeta dimenticato del Millennio) scritto da Bruce W. Schulz e Rachael de Vienne.

"I principali evangelizzatori erano Russell, Barbour e Paton. Altri evangelizzatori erano Samuel H. Withington della città di Springwater e Benjamin W. Keith (Vedi “Araldo del Mattino” luglio 1878 pagina 2 articolo “Notice”, ultimo paragrafo).

Questi evangelizzatori concentrarono i loro sforzi laddove i Secondi Avventisti erano più numerosi. Russell avrebbe ricordato:
"Durante il 1877-78 ho viaggiato estensivamente attraverso gli stati di New England, New York, Pennsylvania, Ohio, Indiana, Michigan, West Virginia e Kentucky, lasciando i miei diversi negozi nelle mani di fidati collaboratori, visitandoli occasionalmente per sovrintenderli.“ (Vedi Torre di Guardia inglese 1° luglio 1906 pagina 3809 della ristampa, articolo “Truth is Stranger than Fiction") 

La risposta fu minore di quanto desiderassero. Russell successivamente ricordò:
“Quando nel 1876 e 1877 noi e altri predicammo la presenza del Signore, e mostrammo che era rivelata dalla parola di Dio, trovammo poche persone pronte a credere alla nostra predicazione e molte che ci dicevano: ‘Dov’è questa sua promessa presenza?’ L’unica risposta che potevamo dargli era che dovevano esaminare le prove Scritturali disponibili. Poco dopo ci furono evidenze esterne che sembravano sostenere le Scritture: arrivò la rivolta delle ferrovie nel 1878, il Socialismo in Germania, il Nichilismo in Russia, il Comunismo in Francia, questi movimenti cominciarono a essere più arditi, e sembrava evidente che i governi dell’intero mondo civilizzato stessero seduti sul cratere di un vulcano fumante che da un momento all’altro poteva esplodere e distruggerli” (Vedi Torre di Guardia inglese giugno 1884, pagina 1, articolo “View from the Watch Tower”) 

La lettera di un certo Elijah Beck, un associato della città di Buchanan in Michigan, sebbene focalizzata sulla predicazione di Russell e non di Barbour, ci dimostra com’erano le loro riunioni. La lettera indirizzata a Barbour è pubblicata nell’Araldo del Mattino settembre 1878, pagina 47:
“Devo riconoscere a voi e al fratello Russell la mia gratitudine per la gran luce e il conforto che avete diffuso in questo luogo di tenebre, la città di Buchanan. Ma per molti di noi le tenebre son divenute luce, e ci stiamo rallegrando di questa grande luce che è rivelata nell’ARALDO DEL MATTINO. Sono grato alla brava sorella che ci ha mandato l’opuscolo “Tre Mondi” e sei numeri dell’ARALDO DEL MATTINO. Li ho letti e riletti, fino a capire che non conoscevo tutta la Verità. Ho letto e parlato di queste cose ad amici e fratelli, ma sempre incontrando opposizione. Il fratello Russell è venuto in questo luogo e ci ha fatto una serie di discorsi con la sua carta delle età. Il primo discorso è stato su i “Tre Mondi”. È stato bello per molti di noi, ma i componenti di una certa classe, quando hanno letto la carta delle età e hanno visto i mondi e le epoche, hanno deciso di non assistere ai discorsi. Comunque, i loro posti vacanti sono stati occupati da altri la sera successiva. Egli (Russell) ha molti amici in questo luogo. Prima che Russell se ne andasse, diversi di questi hanno contribuito per l’ARALDO. Gli ho dato diversi nominativi di persone che vivono in altri Stati dell’Unione, e sono stato felice di vedere i nomi di molti d’essi comparire nell’Araldo insieme a lettere di gioia.”
 Lettera di Elijah Beck sull'Araldo del Mattino, settembre 1878, pagina 47

giovedì 9 maggio 2013

1951 - Il papiro Fouad Inv. 266 e due anonimi missionari della Watchtower


Alle pagine 1564-5 della Bibbia con note in calce e riferimenti edita dalla Watchtower (identificata con la sigla Rbi8) viene riportato quanto segue:

"Negli scorsi decenni sono stati rinvenuti molti frammenti di antiche versioni greche delle Scritture Ebraiche nei quali è stato trovato il nome divino, scritto di solito in lettere ebraiche. Questo indica che il nome divino fu usato nelle versioni greche fin dopo l’inizio del IX secolo E.V. Presentiamo di seguito dieci manoscritti che contengono il nome divino, insieme con informazioni pertinenti.
(1) LXXP. Fouad Inv. 266 rende il nome divino col Tetragramma scritto in caratteri ebraici quadrati () nei seguenti luoghi: De 18:5, 5, 7, 15, 16; 19:8, 14; 20:4, 13, 18; 21:1, 8; 23:5; 24:4, 9; 25:15, 16;
De 26:2, 7, 8, 14; 27:2, 3, 7, 10, 15; 28:1, 1, 7, 8, 9, 13, 61, 62, 64, 65; 29:4, 10, 20, 29; 30:9, 20; 31:3, 26, 27, 29; 32:3, 6, 19. Perciò in questa collezione il Tetragramma ricorre 49 volte in luoghi identificati di Deuteronomio. Inoltre, in questa collezione il Tetragramma ricorre tre volte in frammenti non identificati, cioè nei frammenti 116, 117 e 123. Questo papiro, trovato in Egitto, fu datato al I secolo a.E.V.
Nel 1944 fu pubblicato un frammento di questo papiro da W. G. Waddell in JTS, vol. 45, pp. 158-161. Nel 1948, al Cairo, in Egitto, due missionari della Scuola di Galaad della Watch Tower Bible and Tract Society ottennero fotografie di 18 frammenti di questo papiro e il permesso di pubblicarle. In seguito, 12 di questi frammenti furono pubblicati nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane, 1950, ed. inglese, pp. 13, 14. Sulla base delle fotografie di questa pubblicazione, furono fatti i tre studi che seguono: (1) A. Vaccari, “Papiro Fuad, Inv. 266. Analisi critica dei Frammenti pubblicati in: ‘New World Translation of the Christian Greek Scriptures’ [Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane]. Brooklyn (N. Y.) 1950 p. 13s.”, pubblicato in Studia Patristica, vol. I, parte I, a cura di Kurt Aland e F. L. Cross, Berlino, 1957, pp. 339-342; (2) W. Baars, “Papiro Fouad Inv. N. 266”, pubblicato nel Nederlands Theologisch Tijdschrift, vol. XIII, Wageningen, 1959, pp. 442-446; (3) George Howard, “The Oldest Greek Text of Deuteronomy”, pubblicato nell’Hebrew Union College Annual, vol. XLII, Cincinnati, 1971, pp. 125-131.
Commentando questo papiro, Paul Kahle scrisse in Studia Evangelica, a cura di Kurt Aland, F. L. Cross, Jean Danielou, Harald Riesenfeld e W. C. van Unnik, Berlino, 1959, p. 614: “Altre parti dello stesso papiro sono state riprodotte da una fotografia del papiro appartenente alla Watch Tower Bible and Tract Society e che compare nell’introduzione di una traduzione inglese del Nuovo Testamento, Brooklyn, New York, 1950. Una caratteristica del papiro è il fatto che il nome di Dio è reso col Tetragramma in lettere ebraiche quadrate. Un esame dei frammenti del papiro pubblicati, intrapreso su mia richiesta da padre Vaccari, lo ha portato alla conclusione che il papiro, che dovette essere scritto circa 400 anni prima del Codice B, contiene forse il più perfetto testo di Deuteronomio dei Settanta che ci sia pervenuto”.
Un totale di 117 frammenti di LXXP. Fouad Inv. 266 furono pubblicati in Études de Papyrologie, vol. 9, Il Cairo, 1971, pp. 81-150, 227, 228. Un’edizione fotografica di tutti i frammenti di questo papiro fu pubblicata da Zaki Aly e Ludwig Koenen col titolo Three Rolls of the Early Septuagint: Genesis and Deuteronomy, nella serie “Papyrologische Texte und Abhandlungen”, vol. 27, Bonn, 1980".

Chi erano i due anonimi missionari della Watchtower?
Nell'annuario inglese del 1948 alla pagina 128 è scritto che l'anno precedente, poco dopo l'apertura della filiale egiziana in data 1 luglio 1947, arrivarono due missionari appena diplomati dalla scuola di Galaad.
Questi due missionari erano Donald Rendell e Sylvester William Copson (abbreviati Don Rendell e Bill Copson) che appena diplomati alla Scuola di Galaad nel mese di febbraio 1947 furono assegnati alla filiale egiziana qualche tempo dopo il 1° luglio 1947, (vedi Torre di Guardia 01/03/2002 pagina 22). Bill Copson rimase in Egitto per sette anni, per cui lui era sicuramente uno dei due che ottenne il permesso di pubblicare le foto del Fouad 266. Don Rendell andò via dall'Egitto già l'anno successivo (cioè verso la fine del 1948) ma molto probabilmente fece in tempo anche lui a fotografare il manoscritto.

Per approfondimenti: 
- Torre di Guardia 01/03/2002 pp. 20-25
- Annuario 1948 (inglese), pagina 128
- Svegliatevi 08/04/1947 (inglese), pagina 27

Cerchiati in rosso da sinistra a destra Bill Copson e Don Rendell nella foto ricordo dell'ottava classe missionaria di Galaad della Watchtower di febbraio 1947 
Donald (Don) Rendell  (il 4° da sinistra) nel 1946 sulla terrazza delle Betel di Brooklyn con altri missionari dell'ottava classe di Galaad

Don Rendell nel 2001

mercoledì 8 maggio 2013

1877 - C. T. Russell il predicatore




Nella primavera del 1877 Charles T. Russell e Nelson H. Barbour fecero un giro di conferenze in alcune città degli Stati Uniti sul tema: 
“Il tempo di angustia – Daniele 12:1; il ritorno dei Giudei; l’alba del millennio; e i tre mondi”. 

Nell’immagine potete vedere una copia della locandina originale datata 4 marzo 1877, con evidenziati i nomi di Barbour e Russell. 


Il giornale avventista “Advent Christian Times” del 18 luglio 1877 pagine 89-90 metteva in guardia i propri fedeli dal parteciparvi.


“Un certo N. H. Barbour e i suoi confratelli, J. H. Paton e C. T. Russell, stanno attraversando il paese andando ovunque possano trovare degli Avventisti, predicando che Gesù è già venuto invisibilmente, e presto sarà rivelato, essi mettono nei loro discorsi un mucchio di spazzatura della “Age-to-Come” con il solo scopo di corrompere i loro ascoltatori. Essi non sono appoggiati dagli Avventisti, né da quelli della “Age-to-Come”, né da qualsiasi altra organizzazione, ma avendo del denaro e alcuni a loro associati probabilmente continueranno a girare ancora per un po’. Sono già stati nell’Indiana e nell’Ohio e ora lavorano a ovest del paese. Riteniamo attendibile l’informazione che uno di loro si è vantato alcuni giorni fa nella città di Union Mills nell’Indiana, che avrebbero scompaginato ogni chiesa avventista del paese. Noi ci auguriamo che ciò non accada. Il loro unico scopo è il proselitismo. Il Signore non li ha mai inviati per questa missione. Non date loro alcuna accoglienza, non state nelle loro vicinanze, e non appoggiateli” 

"Advent Christian Times",  18 luglio 1877 pagine 89-90





martedì 7 maggio 2013

1879 - Cantico n° 4 "Un piccolo gregge"




La Watchtower pubblicò il suo primo Libretto dei Cantici dal titolo “CANTICI DELLA SPOSA” (Songs of the Bride) nel 1879 e fu usato fino al 1908. Il cantico numero 4 di questo Libretto si intitola “Un Piccolo Gregge”


UN PICCOLO GREGGE (testo)

UN PICCOLO gregge! Così ti chiama
Colui che ti comprò con il Suo sangue;
Un piccolo gregge – rinnegato dagli uomini,
Ma riconosciuto e amato da Dio.

UN PICCOLO gregge! Così ti chiama;
Chiesa del Primogenito, ascolta!
Non vergognarti del nome che porti
Non è un nome da temere.

Non molti ricchi o nobili furono chiamati,
Non molti grandi o saggi;
Coloro che Dio ha fatto suoi re e sacerdoti,
sono poveri agli occhi umani.

Ma il Capo Pastore infine arriva,
I fragili giorni di lei sono passati;
Coronata con gloria e con la forza dello scettro
Lei regna per sempre.

lunedì 6 maggio 2013

1891 - I Russell visitano l'Italia

Torre di Guardia di Sion del 01/03/1892 - Vol. XIII - pp. 1376-77 della ristampa (inglese)


"Le principali città visitate in Italia sono state Brindisi, Napoli, Pompei, Roma, Firenze, Venezia e Milano. Sbarcati a Brindisi dal nostro viaggio attraverso il Mediterraneo da Alessandria d’Egitto, eravamo in compagnia di un patriarca cattolico romano e di un sacerdote suo subalterno provenienti da Gerusalemme. Quando i nostri bagagli dovettero essere controllati, e il patriarca era il primo, abbiamo avuto l’opportunità di vedere come il funzionario italiano mostra riverenza al sacerdozio. Uno potrebbe pensare che in Italia la riverenza per il clero spinga i funzionari a trattenersi  dall’ordinario controllo a cui altri viaggiatori sono soggetti, ma al contrario, con maniere burbere e irriverenti i funzionari incaricati rovesciarono scrupolosamente tutto quello che c’era nel baule e nelle valige del vecchio uomo, scoprendo infine parecchie bottiglie di vino e tabacco. Queste cose furono confiscate, e il dignitario brontolando raccolse il resto degli effetti e poté proseguire. Ma in qualche modo il suo basso cappello a larghe tese, la lunga veste, insieme al suo tabacco, eccetera, lo fecero sembrare piuttosto indegno del ruolo di sacerdote che rivestiva. Il controllo del nostro bagaglio fu molto delicato in confronto. Ci furono fatte delle domande e gli ufficiali si assicurarono che non avevamo beni soggetti a dazio con noi. La nostra guida ci spiegò che gli ufficiali considerano la parola degli stranieri protestanti più fidata di quella dei loro compatrioti cattolici, specialmente se sono preti. Infatti, ci spiegò anticipatamente che i nostri bagagli probabilmente non sarebbero stati controllati per niente se non fossimo stati in compagnia del patriarca, e che con la perquisizione del suo baule intendevano provare che egli non aveva dichiarato correttamente il suo contenuto.

La stessa attitudine nei confronti del papato è stata manifestata anche a Roma. La nostra guida nella città, un italiano ben informato  e rappresentativo di una larga classe, ha mostrato una forte ed esplicita opposizione verso tali “assurdità e sciocchezze” per usare le sue stesse parole. Né egli era soddisfatto dell’attuale governo, perché ci ha detto. “È molto meglio del governo della chiesa, ma quello che vogliamo è una repubblica, come quella degli Stati Uniti d’America, o della Francia”. E come egli ci indicava i costosi adornamenti di S. Pietro e del Vaticano, continuamente rimarcava: “Tutto questo dispendio è ciò che impoverisce il popolo italiano, questa non è religione, questo è tutto fatto per l’orgoglio e per il potere”. In una delle pubbliche piazze ci ha indicato la statua di Giordano Bruno, un filosofo indipendente del sedicesimo secolo che fu arrestato e giustiziato dall’inquisizione papale. La statua è stata eretta di recente e viene considerata più come un memoriale della libertà italiana affrancata dalla schiavitù papale che come un ricordo degli insegnamenti del Bruno. È una denuncia permanente di parte del popolo contro i metodi e le dottrine papali, e una sicura indicazione del forte sentimento anti-papale della popolazione. L’Italia è troppo ben informata dei metodi e dell’oppressione papale per averne qualche simpatia o nostalgia. C’è un crescente spirito di indipendenza in Italia, che né il potere civile né quello ecclesiastico saranno in grado di affrontare, quando da qui a poco, la gente inizierà a rendersi conto del suo potere, e determinerà di battersi per la libertà. 

Roma è un luogo di un meraviglioso presente e di grande interesse storico. Le rovine di un passato ormai lontano giacciono tutte intorno, e gli indizi di un irrequieto presente e di un futuro conflitto sono manifesti. I ruderi del suo antico Colosseo, la gloria e la vergogna dell’antica Roma, sono uno straordinario simbolo del suo inglorioso presente  posti dinnanzi al mondo. Gli entusiasti pellegrini dell’ottavo secolo emisero una notevole profezia quando pieni di ammirazione dichiararono : “Quanto a lungo durerà il Colosseo, tanto durerà Roma, quando il Colosseo cadrà, cadrà Roma, e con essa il mondo intero.” Di questa colossale struttura resta in piedi abbastanza per recare testimonianza della crudele barbarie del periodo che corrisponde alla massima gloria dell’impero romano. È una struttura circolare di solida muratura, al cui interno ci sono successive tribune con una capacità a sedere che in origine era di molte migliaia, al centro vi è una ampia arena dove i sanguinari combattimenti di uomini con feroci selvatici animali rallegravano gli occhi dei signori e delle signore romane. A volte le vittime erano dei volontari di fra i propri cittadini, e quando cadevano nella lotta, come di solito accadeva, i loro splendidi funerali nei templi, erano occasione di ulteriori feste per il popolo. A volte erano prigionieri di guerra, talvolta criminali, molti erano martiri cristiani. Con i sentimenti turbati abbiamo camminato tra le tribune e poi giù nell’arena, abbiamo visitato le celle sotterranee dove i criminali erano rinchiusi finché il fatale giorno del loro sanguinario combattimento avrebbe provveduto divertimento e spettacolo alla crudele moltitudine, siamo scesi giù dove venivano rinchiusi in grandi gabbie animali selvatici e affamati. Con un senso di paura e disgusto siamo usciti fuori, e abbiamo ringraziato Dio per la rovina e la desolazione del luogo. Il Colosseo è ora molto in rovina e decadente e i suoi malsicuri ruderi ben rappresentano la decadenza attuale della gloria di Roma. Pio IX, quand'era in vita, fece fare dei lavori di restauro per preservare e puntellare i muri fatiscenti del vecchio Colosseo, rimandandoci alla mente come egli e i suoi successori hanno provato a puntellare il cadente edificio della similmente fatiscente e decadente chiesa di Roma. Ma sia il simbolo che la realtà sono condannati alla completa distruzione e immancabilmente cadranno insieme nell'ultimo grande conflitto, quando tutte le potenze del mondo cadranno, e il nuovo mondo o epoca sarà introdotto. La vecchia massima “Quando cadrà Roma, cadrà il mondo intero”, non sembra così lontana dall'essere vera quando uno capisce che “i nuovi cieli e la nuova terra” fanno riferimento al nuovo ordine di cose sotto il Regno di mille anni di Cristo.

Roma è piena di monumenti di umana follia, e certo non sono da meno in mezzo a loro la cattedrale di S. Pietro e il Vaticano che è la residenza del Papa. Il primo dei due  è certamente il più stupendo edificio del mondo, come anche è sicuramente stato il più costoso.  I suoi pavimenti di marmo, le colonne, le statue, i bassorilievi, come pure i suoi quadri, sono manifestazioni della capacità dell’arte dei passati diciotto secoli, e non v’è da sorprendersi perché l’intero mondo civilizzato era soggetto a tributo al tempo della loro edificazione e anche dopo. Certamente, in nessun luogo abbiamo trovato una superiore manifestazione di arti e capacità. Comunque, i volti dei papi e altri lì raffigurati avevano quelle caratteristiche insincere e gesuitiche espressioni  facciali così ripulsive ai cuori sinceri e onesti. 

Quando ci siamo accorti che una delle principali entrate di S. Pietro era chiusa ci siamo premurati di verificarne il motivo: ebbene è da lungo tempo costume dei Papi imitare l’anno di giubileo di Israele in modo inappropriato (Come sia poco simile all’originale, i nostri lettori regolari lo capiranno immediatamente,  altri possono leggere L’Alba Milleniale, volume II, cap. VI). Inizialmente ogni cinquanta anni, e più recentemente ogni venticinque,  è tradizione del papa rappresentare quella porta come se conducesse al Purgatorio e accostandosi a essa batte con un martello d’argento, ripetendo determinate parole in latino. I cardinali d’altro canto rispondono attaccando la porta murata e a spintoni la aprono mentre marciano con il Papa attraverso l’entrata. Il Papa allora annuncia che una moltitudine di anime è stata liberata dal Purgatorio e dopo essere salito al balcone stende le sue mani e benedice il popolo italiano. Questa porta non è stata aperta di recente e la gente non ha ricevuto la benedizione del Papa (l’ultimo Giubileo è passato senza l’usuale solenne cerimonia perché il Papa affermava che era stato privato dei suoi diritti dal governo che la gente sosteneva, e perciò non poteva benedirli). Il popolo italiano comunque sta superando alcune delle sue superstizioni e sta comprendendo che le benedizioni del papa nel passato avevano aumentato l’ignoranza, la povertà e l’oppressione e che ora sono molto più prosperi senza le sue benedizioni. Una di queste persone sorridendo ci ha riferito queste cose.

Mentre in Italia c’è povertà, e un enorme debito che grava sul popolo, noi nondimeno abbiamo trovato molto meno povertà di quanto ci aspettassimo, nessuna miseria ci ha dato l’impressione di meritare di essere raccontata. Le persone sembrano stare bene, hanno case dall’aspetto accogliente,  sono confortevolmente vestite, e sembrano parsimoniose. Né sono le impronte del cattolicesimo, così distinguibili nei volti degli italiani come in quelli di altre parti del mondo (in America per esempio) probabilmente perché il popolo ha meno riverenza per il dignitario ecclesiastico, essendone stato a stretto contatto e da esso aver molto sofferto.

La sepolta e ora parzialmente esumata città di Pompei, vicino a Napoli, in Italia, è una meravigliosa testimonianza del passato. Abbiamo camminato attraverso le sue strette vie pavimentate con pietre, così strette che due carrozze non potrebbero passare contemporaneamente, i marciapiedi sono larghi 90 cm, qualche volta 120 cm. A brevi intervalli c’erano fontane pubbliche di pietra per dissetarsi, levigate dalle mani di tutti quelli che si erano fermati a bere. Ci sono macellerie con dei ripiani per il taglio della carne, ecc. e panifici con grandi forni per il pane, molto simili a quelli dei nostri giorni, le loro madie ecc. e addirittura qualche loro pane è stato trovato, proprio come era stato lasciato nei forni quando la città fu seppellita dalla cenere vulcanica del Vesuvio. Abbiamo camminato nelle residenze private, generalmente quadrate con un cortile aperto al centro, abbiamo osservato le sbiadite pitture affrescate sui muri, l’opera di un occasionale scultore, il “benvenuto” scolpito sul pavimento all’entrata, e una piccola fontana al centro del cortile.

Abbiamo visto diversi tipi di mobili ricuperati dalle rovine, i telai dei loro letti, sedie, stufe, recipienti da cucina, servizi da tavola, gioielli, ferri chirurgici e dentali, gli ultimi molto simili a quelli dei nostri giorni. siamo entrati nei loro antichi templi, teatri, corti di giustizia, ecc., e visto alcuni dei corpi pietrificati  degli antichi abitanti in varie posizioni, proprio come si trovavano quando vennero sorpresi dalla calamità di quel giorno fatale. Oltre diciotto secoli sono passati da quel tempo, ma a Pompei c’è la loro testimonianza chiaramente scritta come se fossero morti ieri.

Mentre meditiamo su queste bizzarre scene, la domanda di Ezechiele ci viene con forza alla mente: “Possono queste ossa secche tornare a vivere?” e quindi la profezia rispondere che, al tempo opportuno Dio riporterà in vita queste ossa secche (come pure quelle di tutto il resto del mondo tipificato dall’intera casa d’Israele) per farle ascoltare la parola del Signore e per vivere, e per fargli conoscere che lui è il Signore. Ezechiele capitolo 37". 

- tradotto dalla Torre di Guardia di Sion del 01/03/1892, pp. 1376-7 della ristampa - (inglese)