lunedì 6 maggio 2013

1891 - I Russell visitano l'Italia

Torre di Guardia di Sion del 01/03/1892 - Vol. XIII - pp. 1376-77 della ristampa (inglese)


"Le principali città visitate in Italia sono state Brindisi, Napoli, Pompei, Roma, Firenze, Venezia e Milano. Sbarcati a Brindisi dal nostro viaggio attraverso il Mediterraneo da Alessandria d’Egitto, eravamo in compagnia di un patriarca cattolico romano e di un sacerdote suo subalterno provenienti da Gerusalemme. Quando i nostri bagagli dovettero essere controllati, e il patriarca era il primo, abbiamo avuto l’opportunità di vedere come il funzionario italiano mostra riverenza al sacerdozio. Uno potrebbe pensare che in Italia la riverenza per il clero spinga i funzionari a trattenersi  dall’ordinario controllo a cui altri viaggiatori sono soggetti, ma al contrario, con maniere burbere e irriverenti i funzionari incaricati rovesciarono scrupolosamente tutto quello che c’era nel baule e nelle valige del vecchio uomo, scoprendo infine parecchie bottiglie di vino e tabacco. Queste cose furono confiscate, e il dignitario brontolando raccolse il resto degli effetti e poté proseguire. Ma in qualche modo il suo basso cappello a larghe tese, la lunga veste, insieme al suo tabacco, eccetera, lo fecero sembrare piuttosto indegno del ruolo di sacerdote che rivestiva. Il controllo del nostro bagaglio fu molto delicato in confronto. Ci furono fatte delle domande e gli ufficiali si assicurarono che non avevamo beni soggetti a dazio con noi. La nostra guida ci spiegò che gli ufficiali considerano la parola degli stranieri protestanti più fidata di quella dei loro compatrioti cattolici, specialmente se sono preti. Infatti, ci spiegò anticipatamente che i nostri bagagli probabilmente non sarebbero stati controllati per niente se non fossimo stati in compagnia del patriarca, e che con la perquisizione del suo baule intendevano provare che egli non aveva dichiarato correttamente il suo contenuto.

La stessa attitudine nei confronti del papato è stata manifestata anche a Roma. La nostra guida nella città, un italiano ben informato  e rappresentativo di una larga classe, ha mostrato una forte ed esplicita opposizione verso tali “assurdità e sciocchezze” per usare le sue stesse parole. Né egli era soddisfatto dell’attuale governo, perché ci ha detto. “È molto meglio del governo della chiesa, ma quello che vogliamo è una repubblica, come quella degli Stati Uniti d’America, o della Francia”. E come egli ci indicava i costosi adornamenti di S. Pietro e del Vaticano, continuamente rimarcava: “Tutto questo dispendio è ciò che impoverisce il popolo italiano, questa non è religione, questo è tutto fatto per l’orgoglio e per il potere”. In una delle pubbliche piazze ci ha indicato la statua di Giordano Bruno, un filosofo indipendente del sedicesimo secolo che fu arrestato e giustiziato dall’inquisizione papale. La statua è stata eretta di recente e viene considerata più come un memoriale della libertà italiana affrancata dalla schiavitù papale che come un ricordo degli insegnamenti del Bruno. È una denuncia permanente di parte del popolo contro i metodi e le dottrine papali, e una sicura indicazione del forte sentimento anti-papale della popolazione. L’Italia è troppo ben informata dei metodi e dell’oppressione papale per averne qualche simpatia o nostalgia. C’è un crescente spirito di indipendenza in Italia, che né il potere civile né quello ecclesiastico saranno in grado di affrontare, quando da qui a poco, la gente inizierà a rendersi conto del suo potere, e determinerà di battersi per la libertà. 

Roma è un luogo di un meraviglioso presente e di grande interesse storico. Le rovine di un passato ormai lontano giacciono tutte intorno, e gli indizi di un irrequieto presente e di un futuro conflitto sono manifesti. I ruderi del suo antico Colosseo, la gloria e la vergogna dell’antica Roma, sono uno straordinario simbolo del suo inglorioso presente  posti dinnanzi al mondo. Gli entusiasti pellegrini dell’ottavo secolo emisero una notevole profezia quando pieni di ammirazione dichiararono : “Quanto a lungo durerà il Colosseo, tanto durerà Roma, quando il Colosseo cadrà, cadrà Roma, e con essa il mondo intero.” Di questa colossale struttura resta in piedi abbastanza per recare testimonianza della crudele barbarie del periodo che corrisponde alla massima gloria dell’impero romano. È una struttura circolare di solida muratura, al cui interno ci sono successive tribune con una capacità a sedere che in origine era di molte migliaia, al centro vi è una ampia arena dove i sanguinari combattimenti di uomini con feroci selvatici animali rallegravano gli occhi dei signori e delle signore romane. A volte le vittime erano dei volontari di fra i propri cittadini, e quando cadevano nella lotta, come di solito accadeva, i loro splendidi funerali nei templi, erano occasione di ulteriori feste per il popolo. A volte erano prigionieri di guerra, talvolta criminali, molti erano martiri cristiani. Con i sentimenti turbati abbiamo camminato tra le tribune e poi giù nell’arena, abbiamo visitato le celle sotterranee dove i criminali erano rinchiusi finché il fatale giorno del loro sanguinario combattimento avrebbe provveduto divertimento e spettacolo alla crudele moltitudine, siamo scesi giù dove venivano rinchiusi in grandi gabbie animali selvatici e affamati. Con un senso di paura e disgusto siamo usciti fuori, e abbiamo ringraziato Dio per la rovina e la desolazione del luogo. Il Colosseo è ora molto in rovina e decadente e i suoi malsicuri ruderi ben rappresentano la decadenza attuale della gloria di Roma. Pio IX, quand'era in vita, fece fare dei lavori di restauro per preservare e puntellare i muri fatiscenti del vecchio Colosseo, rimandandoci alla mente come egli e i suoi successori hanno provato a puntellare il cadente edificio della similmente fatiscente e decadente chiesa di Roma. Ma sia il simbolo che la realtà sono condannati alla completa distruzione e immancabilmente cadranno insieme nell'ultimo grande conflitto, quando tutte le potenze del mondo cadranno, e il nuovo mondo o epoca sarà introdotto. La vecchia massima “Quando cadrà Roma, cadrà il mondo intero”, non sembra così lontana dall'essere vera quando uno capisce che “i nuovi cieli e la nuova terra” fanno riferimento al nuovo ordine di cose sotto il Regno di mille anni di Cristo.

Roma è piena di monumenti di umana follia, e certo non sono da meno in mezzo a loro la cattedrale di S. Pietro e il Vaticano che è la residenza del Papa. Il primo dei due  è certamente il più stupendo edificio del mondo, come anche è sicuramente stato il più costoso.  I suoi pavimenti di marmo, le colonne, le statue, i bassorilievi, come pure i suoi quadri, sono manifestazioni della capacità dell’arte dei passati diciotto secoli, e non v’è da sorprendersi perché l’intero mondo civilizzato era soggetto a tributo al tempo della loro edificazione e anche dopo. Certamente, in nessun luogo abbiamo trovato una superiore manifestazione di arti e capacità. Comunque, i volti dei papi e altri lì raffigurati avevano quelle caratteristiche insincere e gesuitiche espressioni  facciali così ripulsive ai cuori sinceri e onesti. 

Quando ci siamo accorti che una delle principali entrate di S. Pietro era chiusa ci siamo premurati di verificarne il motivo: ebbene è da lungo tempo costume dei Papi imitare l’anno di giubileo di Israele in modo inappropriato (Come sia poco simile all’originale, i nostri lettori regolari lo capiranno immediatamente,  altri possono leggere L’Alba Milleniale, volume II, cap. VI). Inizialmente ogni cinquanta anni, e più recentemente ogni venticinque,  è tradizione del papa rappresentare quella porta come se conducesse al Purgatorio e accostandosi a essa batte con un martello d’argento, ripetendo determinate parole in latino. I cardinali d’altro canto rispondono attaccando la porta murata e a spintoni la aprono mentre marciano con il Papa attraverso l’entrata. Il Papa allora annuncia che una moltitudine di anime è stata liberata dal Purgatorio e dopo essere salito al balcone stende le sue mani e benedice il popolo italiano. Questa porta non è stata aperta di recente e la gente non ha ricevuto la benedizione del Papa (l’ultimo Giubileo è passato senza l’usuale solenne cerimonia perché il Papa affermava che era stato privato dei suoi diritti dal governo che la gente sosteneva, e perciò non poteva benedirli). Il popolo italiano comunque sta superando alcune delle sue superstizioni e sta comprendendo che le benedizioni del papa nel passato avevano aumentato l’ignoranza, la povertà e l’oppressione e che ora sono molto più prosperi senza le sue benedizioni. Una di queste persone sorridendo ci ha riferito queste cose.

Mentre in Italia c’è povertà, e un enorme debito che grava sul popolo, noi nondimeno abbiamo trovato molto meno povertà di quanto ci aspettassimo, nessuna miseria ci ha dato l’impressione di meritare di essere raccontata. Le persone sembrano stare bene, hanno case dall’aspetto accogliente,  sono confortevolmente vestite, e sembrano parsimoniose. Né sono le impronte del cattolicesimo, così distinguibili nei volti degli italiani come in quelli di altre parti del mondo (in America per esempio) probabilmente perché il popolo ha meno riverenza per il dignitario ecclesiastico, essendone stato a stretto contatto e da esso aver molto sofferto.

La sepolta e ora parzialmente esumata città di Pompei, vicino a Napoli, in Italia, è una meravigliosa testimonianza del passato. Abbiamo camminato attraverso le sue strette vie pavimentate con pietre, così strette che due carrozze non potrebbero passare contemporaneamente, i marciapiedi sono larghi 90 cm, qualche volta 120 cm. A brevi intervalli c’erano fontane pubbliche di pietra per dissetarsi, levigate dalle mani di tutti quelli che si erano fermati a bere. Ci sono macellerie con dei ripiani per il taglio della carne, ecc. e panifici con grandi forni per il pane, molto simili a quelli dei nostri giorni, le loro madie ecc. e addirittura qualche loro pane è stato trovato, proprio come era stato lasciato nei forni quando la città fu seppellita dalla cenere vulcanica del Vesuvio. Abbiamo camminato nelle residenze private, generalmente quadrate con un cortile aperto al centro, abbiamo osservato le sbiadite pitture affrescate sui muri, l’opera di un occasionale scultore, il “benvenuto” scolpito sul pavimento all’entrata, e una piccola fontana al centro del cortile.

Abbiamo visto diversi tipi di mobili ricuperati dalle rovine, i telai dei loro letti, sedie, stufe, recipienti da cucina, servizi da tavola, gioielli, ferri chirurgici e dentali, gli ultimi molto simili a quelli dei nostri giorni. siamo entrati nei loro antichi templi, teatri, corti di giustizia, ecc., e visto alcuni dei corpi pietrificati  degli antichi abitanti in varie posizioni, proprio come si trovavano quando vennero sorpresi dalla calamità di quel giorno fatale. Oltre diciotto secoli sono passati da quel tempo, ma a Pompei c’è la loro testimonianza chiaramente scritta come se fossero morti ieri.

Mentre meditiamo su queste bizzarre scene, la domanda di Ezechiele ci viene con forza alla mente: “Possono queste ossa secche tornare a vivere?” e quindi la profezia rispondere che, al tempo opportuno Dio riporterà in vita queste ossa secche (come pure quelle di tutto il resto del mondo tipificato dall’intera casa d’Israele) per farle ascoltare la parola del Signore e per vivere, e per fargli conoscere che lui è il Signore. Ezechiele capitolo 37". 

- tradotto dalla Torre di Guardia di Sion del 01/03/1892, pp. 1376-7 della ristampa - (inglese)


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