venerdì 11 luglio 2014

1877 - L’OBIETTIVO E LA MANIERA DEL RITORNO DEL NOSTRO SIGNORE


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di C. T. RUSSELL
PITTSBURGH, PA.
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“Badate a voi stessi, che talora i vostri cuori non siano aggravati . . . . dalle ansiose sollecitudini di questa vita, e che quel giorno non vi venga addosso all’improvviso come un laccio”. – Luca 21:34

ROCHESTER, N. Y. UFFICIO DELL’ARALDO DEL MATTINO 1877

IL RITORNO DEL NOSTRO SIGNORE CAPITOLO 1

L’OBIETTIVO DEL SECONDO AVVENTO

Che il nostro Signore si proponesse che noi come suoi discepoli capissimo, che per qualche scopo, in qualche maniera, e in qualche tempo, egli sarebbe ritornato, è, presumiamo, ammesso e creduto da tutti coloro che hanno familiarità con le Scritture. Ma l’obiettivo di questa sua venuta è visto da così tante differenti posizioni, e contemplato in così tanti colori, quanti sono i binocoli; e con ogni osservatore che onestamente e sinceramente desidera vedere e capire l’argomento in modo corretto. Non proveremo in queste poche pagine a dire tutto quello che può essere detto sull’argomento, ma semplicemente offriremo una descrizione di ciò che noi intendiamo saranno gli eventi e l’ordine in cui accadranno; e daremo, per quanto lo spazio ci consentirà, l’evidenza scritturale a sostegno. Nel far ciò, ci sforzeremo di esercitare cortesia cristiana quando ci riferiremo alle vedute di fratelli che differiscono dalle nostre.
Lo scrittore crede che per avere una giusta comprensione di questo argomento, è necessario avere qualche chiaro concetto del piano di Dio per la salvezza del mondo del genere umano. Se riusciremo a farlo, incontestabilmente avremo informazioni molto preziose nella considerazione del nostro argomento; poiché in quel piano, non solo il primo ma anche il secondo avvento riveste un compito importante. Ecco allora che sorge una domanda vitale, e cioè:
DIO HA UN PIANO?
Oppure, in un momento di ozio, diede forma a questo mondo e portò all’esistenza noi, sue creature, semplicemente per esercitare il suo potere creativo; completamente incurante e disinteressato di ciò che avrebbe comportato per noi quell’esistenza? Molti che amano il Signore parlano dal profondo del loro cuore di lui e delle sue opere come se fosse proprio questo il caso. Pensano alla caduta di Adamo, a causa di cui “il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo [o come risultato] del peccato v’è entrata la morte”, come a un’emergenza completamente inaspettata e inattesa dal Creatore.
Ciò naturalmente considera la salvezza provveduta tramite il nostro Signore Gesù Cristo come un pensiero successivo. Dio, essendo stato frustrato da un agente della sua stessa creazione, - il Diavolo,- ora deve riparare al danno provvedendo un mezzo tramite cui alcune di queste creature possano essere salvate. Essi considerano la lotta passata e presente tra il bene e il male, come una corsa tra Dio e il Diavolo, in cui, alla lunga, il Diavolo ha avuto finora maggiore successo. Loro comunque sperano e confidano, che prima che finiscano tutte le cose, il numero dei salvati sarà maggiore di quelli persi: e così Dio, anche senza alcun piano, vien fuori come un conquistatore.
Ma, amici cristiani, Colui che ha voluto rimproverare un uomo per aver costruito una torre senza prima calcolare il costo, edificherà e popolerà un mondo senza conteggiare il costo? No, davvero; Dio ha, e ha sempre avuto, un piano – un proposito; e il suo proposito si realizzerà. Egli “opera tutte le cose secondo il consiglio della propria volontà”.
Non solo questo è vero, ma Egli ha rivelato il suo piano negli “Scritti sacri, i quali possono renderti savio” e ci ha dato il suo spirito santo per illuminare  la nostra comprensione “affinché conosciamo le cose che ci sono state donate da Dio” (1 Cor. 2:12). Queste cose, né il mondo né i cristiani con una mente carnale sono in grado di vedere (v. 14); sono rivelate dallo spirito in risposta a una diligente ricerca. “Figliuol mio, se ricevi le mie parole e serbi con cura i miei comandamenti, prestando orecchio alla sapienza e inclinando il cuore all’intelligenza; sì, se chiami il discernimento e rivolgi la tua voce all’intelligenza, se la cerchi come l’argento e ti dai a scavarla come un tesoro, Allora intenderai il timor dell’Eterno, e troverai la conoscenza di Dio”. Quando lo spirito sarà venuto, vi guiderà in tutta la verità.
Lo spirito fa questo, come abbiamo visto, per mezzo della Parola, la lampada. Ma la parola di Dio, la Bibbia, è una rivelazione non intesa semplicemente per un decennio o per un secolo; ma per le circostanze del suo popolo, in ogni tempo e in tutte le epoche. Ci è continuamente rivelata qualche nuova, fresca bellezza, di cui solo qualche attimo prima neanche ci sognavamo. Ciò accade a causa del continuo svelamento della verità, quando diventa “cibo a suo tempo” per la “famiglia della fede”; con un’altra illustrazione la stessa parola è comparata a una “lampada ai nostri piedi”; perché “il sentiero dei giusti è come la luce che spunta e va sempre più risplendendo, finché sia giorno perfetto”. Risplendeva in una certa misura ai giorni di Enoch, e da allora ha continuato a crescere: non che la luce di ieri sia ora tenebre; ma, c’è molta più luce oggi, con la quale possiamo meglio apprezzare quella di ieri.
Abbiamo, come chiesa, tutta la luce ora? Certamente no; né l’avremo fino al giorno perfetto. Mentre ricordiamo, allora, che

“Dio si muove in un modo misterioso
Per adempiere le sue meraviglie”

dovremmo essere pronti e prestare attenzione al più immediato barlume del prossimo svelamento della sua rivelazione di sé stesso e del suo piano: ricordando che:

“I suoi propositi maturano rapidi
Schiudendosi ogni ora”
Vedremo ora che possiamo trovare il piano di Dio rivelato nella sua parola e che mediante quella stessa parola possiamo farci un’opinione dell’obiettivo del ritorno del nostro Signore.
Deponiamo un fondamento quindi, e chiediamoci se il piano è rivelato a tal punto che possiamo pienamente comprenderlo, e vedere la relazione che esiste fra i modi di agire di Dio nel passato e nel presente, oppure no: Noi crediamo che: Primo; Dio ha un proposito, o un piano. Secondo; che quel piano è basato sull’amore, poiché “Dio è amore”. – 1 Giov. 4:8.
Non vogliamo mettere da parte la giustizia di Dio; piuttosto vogliamo capire se il suo piano si accorda con la sua personalità – basata sull’Amore – perché Dio “non può rinnegare se stesso”.
La chiesa cristiana è pressappoco equamente divisa sulla questione dell’Elezione contro la Libera Grazia, o Calvinismo contro Arminianesimo; un piccolo numero, in proporzione, crede all’Universalismo o nella finale salvezza eterna di tutto il genere umano. Indubbiamente tutti coloro che sono familiari con le Scritture sanno che ognuna di queste posizioni è sostenuta da molte scritture; eppure, possono essere tutte vere? Non ci dovrebbe essere qualche collegamento che le armonizzi e le concili?  Certamente questo è il caso, poiché la Parola di Dio non è si e no. Prendiamo separatamente in esame le prime due, Calvinismo e Arminianesimo; la terza, l’Universalismo, è così recisamente contraddetta da molte dirette scritture, che la lasceremo da parte. E quello che abbiamo da proporre sulle prime due non è con l’intenzione di scagliarci contro alcuno dei “tralci della vera vite”; ma espressa con vigore, per richiamare speciale attenzione agli aspetti più sconvenienti di quelle dottrine, che i loro più valenti avvocati, concederanno, sono punti deboli.
Il Calvinismo di fatto dice: Dio è pienamente sapiente; Egli sapeva la fine già dall’inizio; Egli aveva un piano che consisteva nel salvare alcuni, non per alcun merito in loro, ma per sua sovrana scelta, così Egli elesse questi alla vita eterna, tutti gli altri alla morte eterna. Egli poteva agevolmente salvare tutti gli uomini, ma non ha voluto: Può farlo, ma non desidera che salvare solo alcuni.
L’Arminianesimo di fatto dice: Dio ama tutte le sue creature; la sua tenera misericordia è sopra tutte le sue opere. Egli fa quanto il più possibile per salvarli tutti, ma non ci riesce: solo alcuni, il “piccolo gregge”, riescono a salvarsi. Il peccato ha colto Dio di sorpresa, entrò nel mondo fin dal principio, e ha guadagnato un tale vantaggio che solo con l’aiuto dei suoi figli, Dio può infine uscirne vittorioso, anche che ci volessero epoche.
Come prima suggerito, tutte queste teorie, sebbene apparentemente agli antipodi, hanno alcune basi scritturali, e noi crediamo, quando appropriatamente combinate, essere in armonia l’una con l’altra.
Esamineremo ora la Bibbia: prima in un quadro scuro, poi in uno più luminoso. Troviamo che sebbene sia stata data poca luce riguardo alla salvezza dell’uomo e alla sua futura felicità al primo svelamento del piano, anche quel poco non fu dato al mondo in generale – alle masse – ma a pochi patriarchi, fra cui Enoch, Noè, Abraamo, Isacco, e Giacobbe. Questi erano quelli scelti – gli eletti – non solo in mezzo al mondo, ma anche in mezzo alle loro stesse famiglie, come è scritto: “Ho amato Giacobbe, ma ho odiato Esaù” [amato di meno]. Solo Isacco di fra tutti i figli di Abraamo era il figlio della promessa. Di Abraamo è scritto: “Te solo ho scelto di tutta la casa di tuo padre”.

Alla morte di Giacobbe, il principio dell’elezione cambia, ma il fatto rimane. Tutti i figli di Giacobbe sono d’ora in poi riconosciuti come rappresentanti di Dio, cioè la sua chiesa o popolo. In quel momento, sul suo letto di morte, il vecchio patriarca benedice ognuno dei suoi figli e dà a Giuda lo scettro – simbolo di nazionalità – dicendo: “Lo scettro non sarà rimosso da Giuda, né il bastone del comando di fra i suoi piedi, finché venga Shiloh”. Questo si adempì alla lettera. Quella tribù rappresentò l’intera nazione fin quando venne Cristo. A questa nazione Dio diede la Legge, con cui veniva simboleggiato il Vangelo. Quest’ombra della luce, la Legge, non fu data ad alcun altra nazione o popolo; era esclusivamente per Israele, poiché leggiamo: “Voi soli ho conosciuto fra tutte le famiglie della terra”. Definiamo perciò questo periodo l’età degli Ebrei o età della Legge.

CONTINUA ......

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